Sindrome da burnout: cos'è, cause, sintomi, cure e esercizi (2024)

Sommario

Il burnout è una sindrome psicologica causata dallo stress lavoro-correlato. Questa sindrome generalmente si riscontra nelle professioni di aiuto cioè in quelle professioni che prevedono contatto diretto e prolungato con altri esseri umani, con le loro emozioni, esigenze e necessità.

Rientrano in questa categoria infermieri, OSS, assistenti sociali, medici, insegnanti, psicologi ma anche ristoratori, avvocati e impiegati.

Questa sindrome causa un deterioramento e un crollo psicofisico ed emotivo del professionista coinvolto ed ha ripercussioni molto pesanti su ogni aspetto della sua vita.

Inoltre, non sarà difficile che l’individuo con sindrome da burnout mostri cambiamenti su più livelli, partendo da quelli comportamentali ed emotivi per finire a quelli fisiologici e cognitivi. È un disagio che può colpire chiunque e dal momento che non compare dall’oggi al domani, è quindi utile individuare i segnali di allarme per cercare di prevenirlo o di fronteggiarlo nel migliore dei modi.

Rivolgersi agli esperti e intraprendere un percorso terapeutico può aiutare a ridurre i livelli di stress incrementando la propria autostima, assertività e resilienza.

L’attività di prevenzione non si limita al singolo individuo ma coinvolge l’intera azienda che dovrebbe adottare strategie di incremento della soddisfazione lavorativa e riduzione degli aspetti negativi.

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Cos’è la sindrome da burn-out

Burnout deriva dal verbo inglese “to burn out” che significa bruciarsi, esaurirsi, crollo o surriscaldamento.

Il burnout indica una condizione psicofisiologica di stress lavoro-correlato che principalmente altera la capacità dell’individuo di affrontare con successo il carico lavorativo quotidiano.

Tale stress causa un deterioramento psicofisico ed emotivo dell’individuo che ne soffre e determina un disagio che influisce non solo sulla sfera professionale ma si estende a quella sociale e personale.

Infatti, lo squilibrio tra risorse energetiche individuali e richieste lavorative può causare l’insorgere di questa sindrome che rappresenta il risultato di un processo graduale di affaticamento che si sviluppa nel tempo.

Sebbene il burnout non trovi collocazione né nel DSM 5 (Manuale diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) né nell’ICD-10 (International Classification of Diseases) esso figura nell’ICD-11, classificazione che verrà adottata nel 2022 dagli stati membri.

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) definisce il burnout come una sindrome caratterizzata da almeno tre sintomi che includono:

  • Esaurimento energetico o sentimento di esaurimento energetico
  • Aumento del distacco mentale (cinismo) rispetto al proprio lavoro
  • Diminuzione dell’efficienza lavorativa.

Ovviamente il quadro sintomatologico può variare da persona a persona, anche le sue cause sono diverse ma tutte riconducibili allo stress cronico sul posto di lavoro che non è stato gestito con successo.

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E’ una sindrome con progressione lenta derivante da uno stress lavoro-correlato cronico mal gestito non riconducibile ad altre situazioni di stress (familiari e relazionali), disturbo post traumatico da stress (DPTS), disturbi dell’umore, ansia e fobia.

Le 4 fasi del burnout

E’ una sindrome multifattoriale che si riflette su tutti gli aspetti della vita quotidiana dell’individuo con una sintomatologia a lenta evoluzione che varia da persona a persona.

Non si manifesta all’improvviso ma è il risultato di un processo graduale di deterioramento ed affaticamento che non è stato gestito bene nel tempo.

Si possono distinguere 4 fasi nell’insorgenza della sindrome da burnout.

1 Entusiasmo idealistico: l’operatore investe tutte le sue energie al fine di aiutare gli altri creandosi delle aspettative irrealistiche di “onnipotenza”. Crede di poter aiutare tutti e in breve tempo, di avere un rapido successo e di migliorare il proprio status economico e sociale. Travolto da queste aspettative e dall’entusiasmo, trascura la vita privata (familiare e sociale) sostituendola con il lavoro e tralascia i suoi bisogni e desideri.

2 Stagnazione: anche se continua a lavorare, si accorge che il suo operato non è soddisfacente, si scontra con il disagio e il dolore di chi aiuta e con gli insuccessi (normali) vissuti con profonda delusione.

3 Frustrazione: è assalito da una sensazione dominante di inutilità e svuotamento. Pensa di non poter essere di aiuto a nessuno e che la sua formazione non sia adeguata. Tale frustrazione è accentuata dal mancato (o scarso) apprezzamento da parte degli utenti o dei propri superiori per il lavoro svolto. Questa condizione può condurre a comportamenti aggressivi verso sé stessi o gli altri, di assenteismo, sintomi d’ansia, ritiro sociale e fuga.

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4 Disimpegno: l’operatore sperimenta un graduale ma incessante disimpegno emozionale verso il proprio lavoro. In questa fase vengono sperimentate :

  • Delusione
  • Insofferenza
  • Senso di colpa
  • Inutilità
  • Fallimento
  • Cinismo.

Si raggiunge l’apatia e si assiste alla “morte professionale”.

Quali sono i sintomi del burn out

  • Esaurimento fisico ed emozionale: si colloca al primo posto della triade del burnout rappresentando il primo sintomo caratteristico di questa sindrome. Esso deriva dall’eccessivo coinvolgimento emotivo da parte dell’operatore che viene sopraffatto dalle richieste (squilibrio risorse/richieste) e si sente incapace di recuperare.
  • Depersonalizzazione: è il secondo sintomo caratteristico del burnout e si riferisce al distacco emotivo e al cinismo che l’operatore mette in pratica per proteggersi e distanziarsi quanto più possibile dall’esaurimento fisico e mentale.
  • Ridotta realizzazione personale: fa riferimento alla sensazione di incapacità lavorativa e incompetenza nel proprio lavoro. L’operatore sperimenterà una diminuzione della autostima e dell’autoefficacia e un aumento dell’isolamento per ridurre le occasioni di confronto e i contatti con gli altri.

Oltre ai tre sintomi principali possiamo trovare e suddividere le manifestazioni in tre categorie: disturbi fisici, comportamentali e cognitivi/emotivi.

  • Disturbi fisici: stanchezza, disturbi del sonno e gastrointestinali, tachicardia e sintomi respiratori, tensioni muscolari, senso di debolezza e inappetenza.
  • Sintomi comportamentali: irritabilità ed aggressività, assenteismo, condotte di abuso di alcol e uso di sostanze.
  • Sintomi cognitivi: difficoltà di concentrazione, senso di colpa, preoccupazione, trascuratezza delle relazioni sociali, demotivazione. In questo gruppo rientrano anche sensazione di vuoto interiore, depressione, maggiore vulnerabilità alla delusione e alla perdita, sentimento di fallimento e risentimento.

Cause e fattori di rischio della sindrome da burnout

E’ un processo multifattoriale le cui cause possono essere identificate e raggruppate in due grandi categorie: fattori interni all’individuo (fisici e psichici) ed esterni (fattori relazionali e organizzativi).

I fattori di rischio che contribuiscono alla nascita del burnout sono raggruppabili in tre categorie:

  • Individuali
  • Organizzativi
  • Socio-culturali.

Tra i fattori individuali vengono annoverati sia i fattori demografici come genere, età, etnia, stato civile, sia fattori di personalità.

La seconda fonte di stress è legata alla struttura organizzativa. Qui rientrano la monotonia lavorativa, le dinamiche relazionali tra colleghi, la mancanza di formazione specifica, scarsa retribuzione, straordinari (anche non retribuiti).

Infine, alcuni fattori socioculturali velocizzano e facilitano l’instaurarsi della sindrome da burnout. In questa classe di fattori rientrano la svalutazione sociale (da parte degli altri) del lavoro dell’operatore, la sfiducia e la prepotenza degli utenti, la numerosità degli utenti sproporzionata rispetto alla disponibilità degli operatori.

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Tutti questi fattori, individuali, sociali, culturali, relazionali e organizzativi contribuiscono ad aumentare la probabilità di insorgenza del burnout.

Principali cause dell’esaurimento da lavoro

Carico di lavoro

Quando il lavoro è eccessivo, ci si sente esausti e incapaci di recuperare mentalmente e fisicamente prima di affrontare un nuovo caso, progetto o situazione.

Inoltre, fa riferimento anche al carico emotivo lavorativo che può essere, alle volte, molto elevato e scatenare un’esplosione i sentimenti ed emozioni contrastanti.

Senso di impotenza

La persona sente di non avere controllo sul risultato del suo intervento.

Mancanza di stimoli

La monotonia o il caos nel contesto lavorativo conducono a stanchezza e stress, precursori del burnout.

Retribuzione

L’operatore può sentire che il suo lavoro non abbia un valore quando non riceve un riconoscimento adeguato estrinseco (riconoscimento del datore di lavoro) o intrinseco (motivazionale).

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Comunità

Le dinamiche di relazione tra colleghi sul posto di lavoro dovrebbero essere basate su fiducia e chiarezza. Relazioni disfunzionali, malsane e tossiche vengono vissute con distacco e contribuiscono alla diminuzione dell’empatia, all’aumento del cinismo e dello stress.

Equità

Il non riconoscimento e la svalutazione del proprio lavoro determinano una sensazione di trattamento ingiusto e non equo.

Caratteristiche emotive e personali

Anche l’emotività e una labile autostima possono contribuire ad aumentare la probabilità e il rischio di burnout.

Un’ultima tipologia di cause si riferiscono all’organizzazione del lavoro e dell’ambiente lavorativo.

Infatti, orari non flessibili, politiche di sicurezza, sanitaria e preventiva, non adeguate, mancanza di supporto psicologico e lavorativo, rischi elevati per la propria incolumità rendono l’ambiente di lavoro un terreno fertile per l’insorgenza di questa sindrome da burnout.

Chi viene maggiormente colpito dal burnout?

Questa sindrome è molto diffusa ed ha delle spiacevoli ripercussioni sulla vita della persona che ne soffre.

Non è un problema dell’individuo in sé ma del contesto sociale in cui opera. Infatti, quando le caratteristiche del lavoro differiscono drasticamente da quelle della persona, il burnout ha maggiore probabilità di comparsa.

Le persone più a rischio sono quelle introverse, che si pongono obiettivi irrealistici, che sono molto esigenti verso sé stesse e gli altri, che sostituiscono il lavoro alla vita sociale.

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In questo quadro va inserita la mancanza di una rete di supporto adeguata. Infatti, le persone isolate, che non possono contare su una rete di supporto lavorativo, sociale e familiare hanno maggiore probabilità di sviluppare il burnout.

Negli operatori sanitari è molto frequente trovare un disequilibrio tra le risorse dell’operatore e le richieste del lavoro.

Ad esempio, nella professione infermieristica, il contatto diretto e prolungato con i pazienti, il forte coinvolgimento emotivo e il carico lavorativo elevato con scarso riconoscimento professionale e scarsa soddisfazione sono responsabili dell’alta incidenza della sindrome.

Sebbene inizialmente ci si è concentrati sull’insorgenza del burnout nelle professioni d’aiuto (infermieri, medici, poliziotti), oggi sappiamo che il burnout può colpire qualsiasi contesto lavorativo e qualsiasi individuo.

I lavori usuranti che prevedono grandi responsabilità, le professioni educative e sociali, i lavori monotoni, ripetitivi e senza possibilità di crescita professionale sono a rischio burnout.

Sotto queste circostanze e condizioni di lavoro negative le risorse energetiche personali diminuiscono, la tensione aumenta con la probabilità di insorgenza di burnout.

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Diagnosi

Quando si iniziano a manifestare sintomi fisici, psicologici e comportamentali che possono riferirsi alla sindrome, è necessario rivolgersi ad un professionista.

Dunque, sarà prima di tutto necessaria una valutazione oggettiva dell’ambiente lavorativo, delle mansioni e delle dinamiche relazionali con i colleghi e con i superiori.

Infatti, le direttive dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) sottolineano che tale sindrome è una condizione che si riferisce al solo contesto lavorativo e non può essere riferita ad altri ambiti della vita dell’individuo.

Poi, si procederà all’anamnesi psicologica, al colloquio e alla somministrazione di test standardizzati.

Il professionista potrà effettuare diagnosi di burnout una volta esclusa la presenza di altri disturbi come:

  • Ansia
  • Depressione (disturbi dell’umore)
  • Fobie
  • Disturbo dell’adattamento.

Inoltre, verrà tenuto in considerazione l’uso e abuso di sostanze, alcol, cibo e farmaci che, molto spesso, si affiancano alla sindrome complicandone e aggravandone il quadro.

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Attraverso il colloquio sarà necessario reperire informazioni relative all’insorgenza dei sintomi, alla loro durata e intensità al fine di proporre un piano di intervento adeguato alla persona.

Sicuramente lo sviluppo di un piano psicoterapico affiancato da un eventuale piano farmacologico può supportare l’operatore nel processo di guarigione.

Test diagnostici

Nel processo diagnostico per il burnout il professionista si può avvalere di strumenti standardizzati.

Maslach burnout Inventory (M.B.I.)

Il questionario consiste in 22 item (affermazioni) che misurano tre dimensioni:

  • esaurimento emotivo
  • depersonalizzazione
  • realizzazione personale.

Gli item descrivono alcuni sentimenti che si possono manifestare sul posto di lavoro e l’intervistato, utilizzando una scala Likert a 7 passi (0 = mai; 1 = qualche volta l’anno; 2 = una volta al mese; 3 = qualche volta al mese; 4 = una volta la settimana; 5 = diverse volte la settimana; 6 = tutti i giorni) deve indicare quante volte ha sperimentato il sentimento o la situazione espressa dall’affermazione. Il questionario permette di cogliere non solo la presenza o assenza della sindrome ma anche il grado di severità del problema e i domini che sono stati maggiormente intaccati.

Link Burnout Questionnaire (L.B.Q.)

È un questionario che si compone di 4 scale che valutano:

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  • “Esaurimento psicofisico”
  • “Deterioramento della relazione”
  • “Inefficacia professionale”
  • “Disillusione”.

È specifico per le professioni quali infermieri, medici, educatori e operatori socioassistenziali, volontari, insegnanti, personale ospedaliero amministrativo e tecnico, è di rapida somministrazione e fornisce indicazioni sul grado di malessere per progettare degli interventi mirati ed individuali.

Shirom-Melamed-Burnout-Measure

Il questionario (di autosomministrazione) valuta 4 dimensioni: “esaurimento fisico”, “esaurimento emotivo”, “esaurimento cognitivo” e “stanchezza”.

È composto da 14 affermazioni. Il partecipante deve indicare quante volte ha provato ciascuna sensazione espressa dalle affermazioni negli ultimi 30 giorni lavorativi scegliendo tra “mai”, “molto raramente”, “abbastanza raramente”, “ogni tanto”, “abbastanza frequentemente”, “molto spesso”, “sempre”.

Come curare il burnout

L’intervento per la gestione del disturbo deve essere ad ampio spettro, intendendo tanto un intervento individuale quanto aziendale.

Azienda

Dal punto di vista aziendale l’intervento può riferirsi alla:

  • Riorganizzazione del lavoro e della turnazione.
  • Promozione di una maggiore trasparenza nell’azienda relativa all’avanzamento di carriera e alla formazione professionale.
  • Delineazione degli obiettivi, delle responsabilità e dell’autonomia concessa ad ogni componente del team.
  • Messa a disposizione di assistenza psicologica per chi lo richieda.

Lavorare su sé stesso

L’individuo può agire attivamente su sé stesso migliorando la sua condizione e riducendo i suoi livelli di stress. È importante:

  • Condividere il proprio vissuto con gli altri e mantenere un contatto attivo con i propri colleghi.
  • Gestire il tempo e la giornata in modo da alternare momenti di attività e di riposo.
  • Organizzare il lavoro alternando attività pesanti e leggere.
  • Dormire bene e il giusto.
  • Avere delle attività da svolgere nel tempo libero (ritagliarsi del tempo libero).
  • Praticare training autogeno o rilassamento muscolare.
  • Rivolgersi ad un professionista.

Percorso psicoterapeutico

E’ di fondamentale importanza per il paziente perché facilita:

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  • Adeguato esame di realtà.
  • Acquisizione di maggiore consapevolezza del problema, delle proprie emozioni e bisogni.
  • Gestione delle risorse energetiche (fisiche e psicologiche) e dello stress.
  • Aiuta a comprendere la relazione tra il proprio comportamento nell’ambiente lavorativo e il benessere sul posto di lavoro.
  • La propria assertività, resilienza, autostima e autoefficacia.
  • Abilità di coping.

Come evitare e prevenire il burnout

La prevenzione del burnout avviene su diversi livelli, individuale (sull’operatore) e sull’azienda (organizzazione e superiori).

Esprimere il disagio ai superiori rappresenta il primo passo quando un operatore si accorge di stare andando incontro al burnout o ne è già affetto. Parlare ed esporre la situazione ai propri superiori è necessario per cercare un compromesso o capire quali azioni intraprendere.

La rete di supporto familiare, di colleghi ed amici rappresenta un valido aiuto per affrontare il disagio.

L’esercizio fisico riduce lo stress e la frustrazione apportando benefici a breve e a lungo termine. Ci si può dedicare ad attività rilassanti come yoga, meditazione e mindfulness che sono ottimi rimedi contro lo stress.

L’azienda dovrebbe effettuare prevenzione primaria riconoscendo gli operatori “a rischio” e indirizzandoli verso mansioni e lavori più idonei alle loro caratteristiche o costruire dei piani di inserimento e di intervento specifici.

Essa dovrebbe anche intervenire con la prevenzione secondaria proponendo:

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  • Esercizi didattici mirati
  • Gruppi di discussione per il problem solving
  • Feste e situazioni sociali per l’integrazione e la socializzazione.

Infine, anche il direttore, il supervisore e i superiori giocano un ruolo cruciale nella prevenzione del burnout quando si mostrano coerenti, accessibili, coinvolgenti, riservati, proattivi e rispettosi di tutti gli operatori.

Esercizi di sofrologia per prevenire e combattere il burnout

La sofrologiaè una tecnicasviluppata dal neuropsichiatra Alfonso Caycedo, che aiuta a rilassare la mente e il corpo in maniera particolarmente efficace. Questa tecnica utilizza metodi sia statici, sia dinamici.

Nel metodo statico, si sta in posizione ferma, con gli occhi chiusi. In quellodinamico, si svolgono degli esercizi simili a quelli dello yoga tradizionale, con particolare attenzione alla respirazione, concentrazione e rilassamento.

1 – Posizione di sofrologia base

Questo esercizio consiste nel rilassamento graduale di tutte le parti del corpo e si può fare da seduti o distesi.

Scegli la posizione che preferisci e inizia a rilassare tutti i muscoli del tuo corpo, partendo da quelli del viso, poi il collo, le spalle e via dicendo fino ad arrivare ai piedi.

Una volta terminato il processo di rilassamento muscolare, concentrati sul tuo respiro, cercando di allungare la fase espiratoria, per staccare la mente dai pensieri.

2 – Espirazione “canticchiata”

Mettiti comodamente in piedi, chiudi gli occhi e fai un bel respiro profondo inspirando con il naso.

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Mentre espiri, emetti un suono con la bocca, come se stessi canticchiando delicatamente. Assicurati che il tempo dell’espirazione canticchiata sia più lungo di quello dell’inspirazione.

Noterai che il suono farà vibrare diverse parti del tuo corpo. Modifica la tonalità per sentire cambiare le vibrazioni. Questa tecnica rilassa la mente e ti permette di entrare in maggiore sintonia con il tuo corpo.

3 – Visualizzazione positiva

Mettiti in una posizione comoda, in piedi o seduto su una sedia, e fai un paio di respiri profondi, inspirando dal naso ed espirando dalla bocca.

Inizia a rilassare la bocca, aprendola un pochino, poi le spalle, lasciandole cadere, come se fossero pesanti. Passa poi alla pancia, cercando di fare respiri addominali.

Inizia a pensare a qualcosa che ti rende felice: un posto, un’attività, un momento importante, un ricordo della tua ultima vacanza. Non fermarti al ricordare, ma immergiti in questo pensiero come se fossi davvero lì, come se lo stessi vivendo ora. Vai nei dettagli: colori, suoni, luci, profumi.

Il tuo cervello segnalerà al tuo corpo che stai vivendo un momento davvero positivo e piacevole, favorendo il relax. Apri gli occhi e torna al presente e alle tue occupazioni: vedrai che avrai acquisito una prospettiva più ampia e luminosa sulla tua giornata!

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Fonti
  1. Maslach, C., & Leiter, M. P. (2008). The truth about burnout: How organizations cause personal stress and what to do about it. John Wiley & Sons.
  2. Giunti psicometrici.

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